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19 Agosto 2016. Oggi posso dire che le previsioni hanno indovinato perfettamente le condizioni meteorologiche. Infatti, c’è un cielo azzurro e la vista abbraccia la catena del Monte Bianco, dal Col de la Seigne al Col Ferret. Una vista che apre il cuore e mi strappa un’esclamazione che è condivisa da tutti gli escursionisti: «Il Ghiacciaio di Frébouge è vicinissimo! Si può quasi toccare con un dito!».
Dopo aver scattato le foto di rito, parto per la lunga tappa prevista per oggi. Infatti, ho deciso di fare insieme la seconda e terza tappa del tour classico di dodici giorni. Mi incammino intorno alle 8:30. L’aria è ancora freschina: decido di partire con il giubbino anti-aria. Dal Rifugio Bonatti, il percorso è semplice e a mezza costa con ampi tratti pianeggiati intervallati da brevi salite e discese. Proseguo senza sosta, ammirando la valle che si apre sotto di me e dopo due ore circa arrivo alla baita dell’Alpe Arnouva. Il percorso, in questo tratto, è accompagnato da piccoli ruscelli. Da qui si scende verso il fondovalle, alla località Arnouva. In un primo momento la discesa è piena di tornanti, poi prosegue in maniera piu decisa. Scendo di circa 300 mt di dislivello.
Raggiunta la baita dell’Alpe Arnouva, seguo la strada asfaltata per circa 100 metri. Da qui ho due scelte: una strada sterrata con bassa pendenza che può essere percorsa anche dalle jeep oppure un sentiero che sale in maniera più decisa tra i prati, con tratti in mezza costa. Opto per il sentiero e salendo trovo di fronte le pareti delle Grandes Jorasses e le Aguilles Rouges de Triolet con i ghiacciai di Triolet e di Pré de Bar.
Dopo 50 minuti, e quindi 3 ore circa di cammino totali, arrivo finalmente al Rifugio Elena (2537 mt), che si trova in località Arnouva appena sotto il Col Ferret. Il nome deriva non da una regina, ma da una pastorella che viveva con il padre all’alpeggio del Pré de Bar e che un giorno morì di malattia. Il padre lasciò l’alpeggio, ma prima di allontanarsi diede il nome della figlia al luogo che li aveva ospitati. Il rifugio è una struttura moderna e ben organizzata, molto conosciuta nella valle proprio per il Tour del Monte Bianco. Da qui si può godere di una magnifica vista del ghiacciaio Pré de Bard, che scende dal Mont Dolent e dalla parete est delle Grandes Jorasses.
Decido di fermarmi per il pranzo al rifugio prima di ripartire per il colle. I prati al sole invogliano a fermarsi, ma la salita al Col del Grand Ferret (2537 mt) è piuttosto interessante, anche se un po’ lunga. Imbocco il sentiero che risale, con un paio di ampi tornanti, l’erto pendio di fronte al rifugio. Inizio già a veder creste erbose, all’apparenza a poca distanza, ma il passo dove devo arrivare rimane più verso sinistra. Giunta su una bella collinetta erbosa, avvisto finalmente il passo, che conquisto con un breve tratto di percorso in piano.

Con il Col del Gran Ferret, abbandono il versante italiano ed entro in quello svizzero. Arrivata al colle, una tavola orientativa mi aiuta a identificare le cime del panorama stupendo. A nord ovest, tra il lato italiano e quello svizzero, si scorge il Mont Dolent e alla sua sinistra l’Aiuguille de Triolet.
Dal versante svizzero è possibile vedere in lontananza il Cervino e il Monte Rosa. Il luogo, nelle giornate di sole dei mesi estivi, può risultare decisamente un po’ rumoroso e affollato rispetto agli standard della montagna. Per fortuna, oggi c’è un vento abbastanza forte e il colle è deserto. Mi lascio così vincere dalla voglia di scattare foto per immortalare le meravigliose cime e mi godo il silenzio e la pace del posto.
Mi fermerei volentieri per tutto il pomeriggio, ma il tempo è tiranno. Così, mi rimetto lo zaino in spalla e riparto con direzione La Fouly, destinazione finale della tappa odierna. Il tragitto è tutto in discesa e si percorre a mezza costa tutta la valle laterale, tenendo le montagne sulla sinistra, fino a raggiungere l’alpeggio di La Peule (2071m, 1h 20m / 2h 50m).
Il percorso classico del Tour del Monte Bianco da qui segue la strada sterrata, che in discesa raggiunge in circa 30 minuti il fondovalle. Io decido di fare la variante, che evita di percorrere per un lungo tratto la strada dapprima sterrata e poi asfaltata. Appena prima dell’alpeggio di La Peule, imbocco a sinistra il sentiero che si distacca da quello principale e al quale si ricongiunge in seguito, dopo un’ora circa di cammino, nel tratto fra Ferret e La Fouly, attraversando pascoli e boschi, con magnifiche vedute sul Mont Dolent, sul Tour Noir e i suoi ghiacciai, e sulla Val Ferret più in basso.
In pochi minuti, raggiungo La Fouly (1610 mt) dove si possono trovare hotels, gîte d’étapes, qualche ristorante, alcuni negozi e un campeggio. Avendo con me la tenda, decido di dormire in campeggio.
GALLERY
Alcuni scatti del percorso che conduce dal Rifugio Bonatti a La Fouly. Tra questi, in ordine: vista sul Monte Bianco appena dopo aver lasciato il Rifugio Bonatti, sentiero che conduce al Rifugio Elena, baita dell’Alpe Arnouva, Rifugio Elena, vista sul Monte Bianco dal Rifugio Elena, panorami dal sentiero per il Col Ferret, Col Ferret, vista dal Col Ferret, La Peule, vista del Monte Bianco da La Peule, La Fouly.